Pastry Queen 2016, docente AMPI e consulente, Silvia Federica Boldetti, in arte Signorina Fantasia, si altalena magistralmente tra pasticceria e scrittura. Oltre ad avere condiviso con noi alcune ricette che eseguirà da vivo al Sigep, Silvia ci ha anche permesso di curiosare nel suo mondo estroso e colorato. Non perdetevi il suo show-cooking al nostro stand del Sigep, sabato 19 e domenica 20 gennaio 2019! Hall D7, Stand 112.
Zanolli nel 2018-2019 sarà sponsor di una rassegna di incontri intitolata Genio e Follia, e del Festival della Bellezza. Genio, follia, bellezza, sono temi che noi abbracciamo pur venendo da un settore ‘outsider’ come può essere quello metalmeccanico. Tu come pensi di incarnarli, nel mondo della pasticceria? Cos’è per te la bellezza, in generale e, nello specifico, in pasticceria?
Silvia Federica Boldetti: Non so se sia geniale, né se sia bella, sicuramente un po’ folle. Sempre che per “follia” si intenda la volontà di rincorrere i propri sogni senza risparmiarsi, a prescindere da chi ti dica che fai bene o meno. Sono poco identificabile in una definizione unica. Non sono pasticcera, né scrittrice, né dottoressa in economia, sono semplicemente Silvia e credo che sia importante reinventarsi ogni volta che se ne senta il bisogno, tralasciando i canoni classici di incasellamento in una professione. Bellezza? Bellezza è armonia di colori e forme, di movimenti, di sensazioni che traspaiono da un atteggiamento, un oggetto, un sapore. Non credo ci sia un unica via di bellezza, né che si debbano sposare per forza i canoni classici. Forse, un concetto da cui non separerei mai il termine è “armonia”, che non significa “ordine”, perché può esserci anche nel caos. E sì, credo d’incarnare la bellezza in questo senso, e che lo facciano anche i miei dolci e le mie parole. Sono armoniosi, a modo mio.
Per Zanolli il lavoro di squadra e la mentalità sportiva sono importanti principi guida. Ritieni che lo siano anche in pasticceria? Hai avuto esperienze in cui l’ambizione individuale e la competizione sembravano prevalere sullo spirito di squadra?
SFB: In pasticceria ho notato sicuramente competizione, il che può essere comprensibile quando ci sono gare e concorsi in cui l’individuo vuole primeggiare. Però accade anche spesso che ci si aiuti e che si lavori in un’ottica di condivisione. Questo per me è importantissimo. A volte noto atteggiamenti da prima donna e una certa malignità gratuita volta a screditare i ‘rivali’. Trovo sciocco questo comportamento. Per fortuna molti comprendono che quando si lavora insieme si ottengono risultati che vanno ben oltre la somma del contributo di ciascun individuo.
TV, social networks, stampa specializzata: come riesci a coniugare in modo così proficuo la tua presenza trasversale nei vari media con l’attività di pasticcera? Che ne pensi del format dei talent?
SFB: Diciamo che mi viene facile e spontaneo comunicare, mi piace condividere le mie esperienze e mi viene naturale farlo attraverso la scrittura. Per questo non fatico a tenere aggiornati i miei mezzi di comunicazione. Inoltre, per me che non ho un negozio fisico, i social network e i media in generale sono un po’ la mia unica vetrina. Mi piace la trasparenza e non sento la necessità di distinguere tra vita privata e professionale, visto che comunque io sono sempre la stessa persona. Il format del talent dal mio punto di vista è ideato soprattutto per fare spettacolo, per coinvolgere il pubblico a livello emotivo e per far parlare di sé, più che per mettere in luce le reali capacità dei concorrenti.
CAST Alimenti è per noi un partner affiatato, come è stato per te un incubatore eccezionale. Hai qualche aneddoto da raccontarci della tua esperienza in CAST?
SFB: Ho senz’altro un bel ricordo di CAST, mi ha lasciato la sensazione di appartenere ad una grande famiglia, e di vivere in una grande casa o in un campus. Io ho frequentato CAST nel 2013, quando ancora la struttura era piuttosto piccola, ci conoscevamo tutti, c’era una bella atmosfera. Ho notato come negli anni questa Scuola è cresciuta e si è sviluppata, senza dubbio anche per merito dei docenti e del crescente prestigio che si è guadagnata. Constato che adesso per molti stagisti la formazione in CAST è un’esperienza di lavoro importante, e che la Scuola stessa ha rafforzato la propria imprenditorialità. Un’evoluzione impressionante!
Magia, sogno, colore… ci sono degli strumenti, dei materiali e degli ingredienti che sono particolarmente indispensabili a realizzare in questo senso le tue creazioni? Qual è il tuo peggiore incubo?
SFB: Quando lavoro mi piace avere un certo ritmo, una certa rapidità. Per questo sento particolarmente affini ingredienti come zucchero e cioccolato, che sono rapidi nelle loro metamorfosi, non aspettano, ma permettono una grande varietà di lavorazioni. E’ una bella sfida per me saperli gestire, e mi permettono di fare molte cose. Per quanto riguarda gli strumenti, ciò che mi piace di più è proprio usare in pasticceria utensili o oggetti che non sono stati ideati per quello scopo. Mi piace reinventare con visionarietà oggetti insoliti in pasticceria. Non posso dire di avere un vero e proprio incubo, ma i lievitati in generale mi ispirano meno, soprattutto per le tempistiche che richiedono.
Dove troviamo le tracce dei tuoi viaggi nella tua pasticceria? Ti è mai venuta voglia di aprire un’attività in uno dei tanti posti che hai esplorato?
SFB: A ben guardare le tracce dei miei viaggi si riscontrano un po’ ovunque nel mio lavoro, soprattutto nelle forme e nei colori. Molti posti mi sono piaciuti e mi è successo di pensare ad aprirci un’attività, ma ora come ora non me la sentirei di legarmi ad un unico luogo, né ad un unico mestiere del resto…
Il tema della riduzione dei consumi e degli sprechi è per noi molto importante, chiediamo anche a te quali accorgimenti adotti per limitare gli sprechi e ottimizzare la produzione.
SFB: Non avendo una mia attività con grosse produzioni, non devo affrontare in prima persona il problema degli sprechi. Per me la prevenzione dello spreco si fa soprattutto in fase di ideazione della ricetta. Ho notato comunque che spesso una cattiva gestione dei flussi in entrata è la causa di sprechi e costi superflui. E’ fondamentale conoscere le basi del food cost.
Le tue creazioni hanno un carattere ludico, onirico, dove l’estetica sembra avere un ruolo fondamentale. E in termini di gusto cosa ti piace proporre? Dove ti piace spingerti?
SFB: Innanzitutto tengo sempre presente che il gusto va commisurato al tipo di pubblico o di consumatore a cui viene proposto il prodotto. Poi cerco di immaginare il percorso del gusto attraverso una nota di testa, una di cuore e una di fondo, come si fa con i profumi. Mi lascio guidare dall’ispirazione e dall’istinto, ma la parte di prove empiriche è fondamentale per vedere se effettivamente il gusto si sprigiona così come l’avevo immaginato e per verificare che la ricetta sia realizzabile a livello pratico.
La tua filosofia sembra essere quella della determinazione, ma anche dell’umiltà, del non adagiarsi sugli allori. È più pericoloso darsi per vinto o per vincitore?
SFB: Direi che sono due facce della stessa medaglia, perché entrambe gli atteggiamenti equivalgono in un certo modo ad un fermarsi. Chi si dà per vinto spesso abbandona prematuramente un’impresa. E’ proprio la paura di sbagliare che spesso induce all’errore. Chi invece ha la superbia di sentirsi già arrivato e di avere raggiunto un traguardo rischia di trascurare i futuri traguardi, e così di non evolversi più.
Pastry Queen 2016, docente AMPI e consulente, Silvia Federica Boldetti, in arte Signorina Fantasia, si altalena magistralmente tra pasticceria e scrittura. Oltre ad avere condiviso con noi alcune ricette che eseguirà da vivo al Sigep, Silvia ci ha anche permesso di curiosare nel suo mondo estroso e colorato. Non perdetevi il suo show-cooking al nostro stand del Sigep, sabato 19 e domenica 20 gennaio 2019! Hall D7, Stand 112.
Zanolli nel 2018-2019 sarà sponsor di una rassegna di incontri intitolata Genio e Follia, e del Festival della Bellezza. Genio, follia, bellezza, sono temi che noi abbracciamo pur venendo da un settore ‘outsider’ come può essere quello metalmeccanico. Tu come pensi di incarnarli, nel mondo della pasticceria? Cos’è per te la bellezza, in generale e, nello specifico, in pasticceria?
Silvia Federica Boldetti: Non so se sia geniale, né se sia bella, sicuramente un po’ folle. Sempre che per “follia” si intenda la volontà di rincorrere i propri sogni senza risparmiarsi, a prescindere da chi ti dica che fai bene o meno. Sono poco identificabile in una definizione unica. Non sono pasticcera, né scrittrice, né dottoressa in economia, sono semplicemente Silvia e credo che sia importante reinventarsi ogni volta che se ne senta il bisogno, tralasciando i canoni classici di incasellamento in una professione. Bellezza? Bellezza è armonia di colori e forme, di movimenti, di sensazioni che traspaiono da un atteggiamento, un oggetto, un sapore. Non credo ci sia un unica via di bellezza, né che si debbano sposare per forza i canoni classici. Forse, un concetto da cui non separerei mai il termine è “armonia”, che non significa “ordine”, perché può esserci anche nel caos. E sì, credo d’incarnare la bellezza in questo senso, e che lo facciano anche i miei dolci e le mie parole. Sono armoniosi, a modo mio.
Per Zanolli il lavoro di squadra e la mentalità sportiva sono importanti principi guida. Ritieni che lo siano anche in pasticceria? Hai avuto esperienze in cui l’ambizione individuale e la competizione sembravano prevalere sullo spirito di squadra?
SFB: In pasticceria ho notato sicuramente competizione, il che può essere comprensibile quando ci sono gare e concorsi in cui l’individuo vuole primeggiare. Però accade anche spesso che ci si aiuti e che si lavori in un’ottica di condivisione. Questo per me è importantissimo. A volte noto atteggiamenti da prima donna e una certa malignità gratuita volta a screditare i ‘rivali’. Trovo sciocco questo comportamento. Per fortuna molti comprendono che quando si lavora insieme si ottengono risultati che vanno ben oltre la somma del contributo di ciascun individuo.
TV, social networks, stampa specializzata: come riesci a coniugare in modo così proficuo la tua presenza trasversale nei vari media con l’attività di pasticcera? Che ne pensi del format dei talent?
SFB: Diciamo che mi viene facile e spontaneo comunicare, mi piace condividere le mie esperienze e mi viene naturale farlo attraverso la scrittura. Per questo non fatico a tenere aggiornati i miei mezzi di comunicazione. Inoltre, per me che non ho un negozio fisico, i social network e i media in generale sono un po’ la mia unica vetrina. Mi piace la trasparenza e non sento la necessità di distinguere tra vita privata e professionale, visto che comunque io sono sempre la stessa persona. Il format del talent dal mio punto di vista è ideato soprattutto per fare spettacolo, per coinvolgere il pubblico a livello emotivo e per far parlare di sé, più che per mettere in luce le reali capacità dei concorrenti.
CAST Alimenti è per noi un partner affiatato, come è stato per te un incubatore eccezionale. Hai qualche aneddoto da raccontarci della tua esperienza in CAST?
SFB: Ho senz’altro un bel ricordo di CAST, mi ha lasciato la sensazione di appartenere ad una grande famiglia, e di vivere in una grande casa o in un campus. Io ho frequentato CAST nel 2013, quando ancora la struttura era piuttosto piccola, ci conoscevamo tutti, c’era una bella atmosfera. Ho notato come negli anni questa Scuola è cresciuta e si è sviluppata, senza dubbio anche per merito dei docenti e del crescente prestigio che si è guadagnata. Constato che adesso per molti stagisti la formazione in CAST è un’esperienza di lavoro importante, e che la Scuola stessa ha rafforzato la propria imprenditorialità. Un’evoluzione impressionante!
Magia, sogno, colore… ci sono degli strumenti, dei materiali e degli ingredienti che sono particolarmente indispensabili a realizzare in questo senso le tue creazioni? Qual è il tuo peggiore incubo?
SFB: Quando lavoro mi piace avere un certo ritmo, una certa rapidità. Per questo sento particolarmente affini ingredienti come zucchero e cioccolato, che sono rapidi nelle loro metamorfosi, non aspettano, ma permettono una grande varietà di lavorazioni. E’ una bella sfida per me saperli gestire, e mi permettono di fare molte cose. Per quanto riguarda gli strumenti, ciò che mi piace di più è proprio usare in pasticceria utensili o oggetti che non sono stati ideati per quello scopo. Mi piace reinventare con visionarietà oggetti insoliti in pasticceria. Non posso dire di avere un vero e proprio incubo, ma i lievitati in generale mi ispirano meno, soprattutto per le tempistiche che richiedono.
Dove troviamo le tracce dei tuoi viaggi nella tua pasticceria? Ti è mai venuta voglia di aprire un’attività in uno dei tanti posti che hai esplorato?
SFB: A ben guardare le tracce dei miei viaggi si riscontrano un po’ ovunque nel mio lavoro, soprattutto nelle forme e nei colori. Molti posti mi sono piaciuti e mi è successo di pensare ad aprirci un’attività, ma ora come ora non me la sentirei di legarmi ad un unico luogo, né ad un unico mestiere del resto…
Il tema della riduzione dei consumi e degli sprechi è per noi molto importante, chiediamo anche a te quali accorgimenti adotti per limitare gli sprechi e ottimizzare la produzione.
SFB: Non avendo una mia attività con grosse produzioni, non devo affrontare in prima persona il problema degli sprechi. Per me la prevenzione dello spreco si fa soprattutto in fase di ideazione della ricetta. Ho notato comunque che spesso una cattiva gestione dei flussi in entrata è la causa di sprechi e costi superflui. E’ fondamentale conoscere le basi del food cost.
Le tue creazioni hanno un carattere ludico, onirico, dove l’estetica sembra avere un ruolo fondamentale. E in termini di gusto cosa ti piace proporre? Dove ti piace spingerti?
SFB: Innanzitutto tengo sempre presente che il gusto va commisurato al tipo di pubblico o di consumatore a cui viene proposto il prodotto. Poi cerco di immaginare il percorso del gusto attraverso una nota di testa, una di cuore e una di fondo, come si fa con i profumi. Mi lascio guidare dall’ispirazione e dall’istinto, ma la parte di prove empiriche è fondamentale per vedere se effettivamente il gusto si sprigiona così come l’avevo immaginato e per verificare che la ricetta sia realizzabile a livello pratico.
La tua filosofia sembra essere quella della determinazione, ma anche dell’umiltà, del non adagiarsi sugli allori. È più pericoloso darsi per vinto o per vincitore?
SFB: Direi che sono due facce della stessa medaglia, perché entrambe gli atteggiamenti equivalgono in un certo modo ad un fermarsi. Chi si dà per vinto spesso abbandona prematuramente un’impresa. E’ proprio la paura di sbagliare che spesso induce all’errore. Chi invece ha la superbia di sentirsi già arrivato e di avere raggiunto un traguardo rischia di trascurare i futuri traguardi, e così di non evolversi più.
Potrebbe interessarti anche...